venerdì 29 giugno 2012

GOSSIP- demogo


INTERVISTA ai demogo:

Redazione: Ciao Simone, ciao Alberto, ciao Anita!
Dove si colloca il vostro intervento?

demogo: L’area della quale ci stiamo occupando è quella dell’ anfiteatro di Luni.

Redazione: Diteci un titolo e uno slogan per il vostro progetto…

demogo: Il titolo potrebbe essere “NUOVO VS ANTICO - retorica della memoria”, lo slogan… “Anfiteatro transformer  - “ I’M A MONUMENT, USE ME!”

Redazione: Quindi nel vostro progetto rientra il concetto di “memoria”…cosa rappresenta per voi la “memoria”?

demogo: Il filoso francese Jacque Derrida in “Of Grammatology”, sostiene che è possibile un'altra forma di memoria, una memoria che non riguarda più i frammenti o rappresentazioni o astrazioni, bensì qualcosa che egli definisce traccia.
La traccia è la presenza di un’assenza, una presenza che non è più nella sua pienezza metafisica (neppure un assenza in opposizione dialettica alla presenza). Una traccia della memoria, che in architettura costituisce il rapporto con la collettività attraverso la stratificazione selettiva dei frammenti resistenti.

Redazione: Di cos’è costituita la memoria di cui parlate?

demogo: La costruzione della memoria è fatto circonstanziato, la conservazione del patrimonio culturale è un risultato di giudizi variabili e contingenti, nonché del mutare delle mentalità collettive che lo accompagnano. Ne risulta che la conservazione ed il rapporto con l’antico sono il portato di scale di valori instabili, anche se generalmente tali valori tendono ad attribuire un valore prevalente al tempo trascorso rispetto a quello presente, alla conservazione rispetto alla trasformazione , al persistere rispetto al divenire. Questo aspetto ha un forte valore positivo rispetto alla conservazione del patrimonio storico, che tuttavia troppo spesso si traduce semplicemente nell’inconciliabile scelta tra il congelamento dell’opera o la trasformazione della stessa.

Redazione: Quale credete sia l’approccio progettuale da seguire rispetto a contesti nei quali la storia e la memoria costituiscono il valore principale?

demogo: Rispetto a queste pericolose relazioni tra nuovo e antico sussiste un grande vuoto teorico fermo alla contesa tra John Ruskin e Viollet le Duc, il nostro lavoro punta invece spostare l’oggetto in una posizione interlocutoria ibrida all’interno del piano dibattito tra nuovo e antico. Una linea di crinale critica contraria all’efficacia di modelli, ma intesa invece come interpretazione delle circostanze.


Redazione: Come si presenta oggi l’area dell’antico anfiteatro di Luni?

demogo: L’area di studio è caratterizzata fortemente dalla presenza dell’antico anfiteatro romano di Luni. L’anfiteatro è una costruzione a pianta ellittica, che racchiude in sé un importante carattere evocativo. E’ una forma chiusa che tendenzialmente costruisce un dialogo fondato sulla contrapposizione tra architettura e natura.
L’anfiteatro trasformato dal processo di erosione materica del tempo, si trova in uno stato intermedio di sospensione, un’architettura interrotta dove la tradizionale concatenazione utilitas-firmitas-venustas è stata scomposta.

Redazione: Cosa intendete dire? Spiegateci…

demogo: L’utilitas -e per utilitas intendiamo la funzione- è venuta meno nel corso dei secoli e l’architettura è divenuta rovina stabilendo un punto di contatto tra momenti lontani dell’arco temporale evolutivo. Così il tempo del rudere coincide con un momento iniziale della costruzione, in una suggestiva circolarità della vita dell’edificio.

Redazione: Un processo temporale quindi…

demogo: Questo aspetto del rapporto mutevole, tra lo spazio ed il tempo in architettura, suggerisce la questione del limite, ovvero la definizione dei bordi tra l’opera ed il suo contesto attraverso l’evoluzione temporale.
La nostra unità di ricerca svilupperà ipotesi operative che cercheranno di manipolare il concetto di limite, lavorando sul rapporto tra lo spazio dentro e fuori l’anfiteatro, in una rilettura dell’architettura che esplorerà questa eterna polarità tra il vuoto e lo spazio costruito, attraverso meccanismi di inversione.

Redazione: Detto ciò, come pensate di sviluppare il vostro progetto?

demogo: Il workshop punterà a costruire possibili strategie di utilizzo dell’intera area, uno studio di soluzioni in grado di trasformare le rovine dell’anfiteatro in uno spazio da abitare, ristabilendo l’antico legame tra questa architettura e l’uomo. Si cercherà, inoltre, di amplificare le risonanze culturali latenti di questo luogo, ridefinendo così nuovi limiti dotati della necessaria flessibilità spaziale contemporanea.

Redazione: Come pensate di impostare questa strategia anche dal punto di vista operativo?

Gli studenti lavoreranno su due fronti, in una metodologia bipolare, utilizzeranno infatti strumenti operativi differenti dovuti alla complessità delle questioni in gioco.
1-        I bordi dell’area saranno ridisegnati attraverso architetture di servizio, spazi necessari al nuovo funzionamento dell’anfiteatro, costituendo così un perimetro “duro” al sistema in grado di proteggere il sito archeologico.
2-        L’anfiteatro sarà oggetto di sperimentazione attiva, gli studenti saranno stimolati a confrontarsi con questo importante spazio ellittico, dovranno proporre, attraverso sistemi di costruzione a secco, processi di modificazione funzionale reversibili. Tali processi dovranno concentrarsi principalmente sulle diverse possibilità di utilizzo delle antiche rovine puntando non al rapporto di forma ma alla costruzione di programmi di utilizzo.
Redazione: Ma queste due strategie distinte, declinate con due diversi interventi, porteranno ad un progetto di sintesi?

demogo: Queste strategie convergeranno infine in un progetto unitario, un processo di ibridazione metodologica in continuità con l’importante lavoro di analisi e di definizione del nuovo rapporto tra tutela e promozione dell’archeologia fatto da Archeonet precedentemente
Al gruppo di ricerca sarà richiesto di ripensare il limite tra architettura e contesto, di sviluppare una strategia di riappropriazione di questo luogo, con un progetto concreto che mostri come sia possibile stabilire un dialogo tra l’antico anfiteatro ed il bisogno di abitare il nostro tempo.

Redazione: Grazie! Buon lavoro!


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